diff --git a/content/the-fall-of-hacker-groups.md b/content/the-fall-of-hacker-groups.md deleted file mode 100644 index 4a77cc0d12711aaff5fddd8a02516e6cae75841c..0000000000000000000000000000000000000000 --- a/content/the-fall-of-hacker-groups.md +++ /dev/null @@ -1,75 +0,0 @@ ---- -title: "La fine delle comunità hacker?" -type: page ---- - -E' un sentimento comune che le nostre comunità siano cambiate nel corso degli anni, cosa normale, e lo è ancora di più per le sottoculture come le nostre che non hanno una forma o una struttura sociale. -Ma sempre più spesso questo cambiamento viene associato ad una _"morte"_ della _"scena"_, considerandone terminata l'esperienza. -Pensiamo che sia un'analisi superficiale, che non tiene conto della frammentazione subita dai nostri gruppi e di alcuni cambiamenti della società e della tecnologia. -Traduciamo e ripubblichiamo di seguito un articolo dalla zine *phrack*, sperando sia stimolo -per una discussione allargata durante l'hackmeeting. - -``` - -|=-----------------------------------------------------------------------=| -|=--------------------=[ The Fall of Hacker Groups ]=--------------------=| -|=-----------------------------------------------------------------------=| -|=--------------=[ Strauss <strauss@REMOVEME.phrack.org> ]=--------------=| -|=-----------------------------------------------------------------------=| -|=-------------- http://phrack.org/papers/fall_of_groups.html -----------=| -|=-----------------------------------------------------------------------=| - -``` - - -## 1. Introduzione - -Dalla costituzione del CCC negli anni ’80 fino alla nascita del gruppo TESO negli anni 2000, gran parte della storia dell’hacking ha spesso visto le comunità come principali protagonisti nella “scena”. -Legion of Doom, MoD, cDc, L0pth, e tantissimi altri gruppi hacker (famosi o meno famosi) hanno contribuito a creare la nostra cultura, plasmarla e diffonderla coi loro articoli, strumenti e azioni. - -Questo articolo vuole porre la questione sul recente fenomeno che fa si che non esistano più molti gruppi hacker, cercando di capire perchè, invece, gruppi come Anonymous e realtà a loro affini, non hanno un impatto culturale equiparabile ai loro predecessori. - -## 2. Le basi - -L’hacking, per se, è un movimento "underground". Chi lo pratica è sempre stato qualcuno tormentato dall’idea di poter (ab)usare la tecnologia in modi sconosciuti alle masse. Il motore di tutto ciò è l’innata curiosità umana che porta a scoprire e condividere con tutti conoscenze normalmente nascoste. -Queste premesse sono rimaste pressochè immutate dagli albori, quando i computer erano soltanto per pochi eletti, ad oggi, con la massificazione della tecnologia. - -La natura stessa degli interessi hacker pone alcune intrinseche difficoltà: estendere la propria conoscenza è un problema complicato. Richiede l’abilità nella ricerca, la capacità di sperimentare, e può potenzialmente trasformarsi in un vagare senza meta se non vengono stabiliti obiettivi raggiungibili. Come ogni campo di studio scientifico, serve collaborazione. Un'attitudine che, fortunatamente per gli hacker, è stata amplificata dall'avvento delle reti informatiche e soprattutto Internet. - -Le reti informatiche, nei limiti delle loro estensioni geografiche, hanno contribuito sempre più alla diffusione pressochè immediata di un gran numero informazioni, non censurate. Dal punto di vista dello sviluppo delle comunicazioni, ci si sarebbe aspettato una crescita esponenziale delle comunità hacker, partendo da una scena hacker anni ’80 cosi’ viva. Tutto sommato, l'etica hacker si è diffusa notevolmente. Le comunità hacker, no. -Cosa è cambiato, allora? - -## 3. Ai giorni nostri -Viviamo in giorni in cui la creatività è limitata. Inoltre, per quanto contraddittorio possa sembrare, è particolarmente raro che la creatività sorga da gruppi o team. Le comunità, e non gli individui dovrebbero essere più intellettualmente predisposte per creare, ma recentemente stiamo assistendo alla forza dell'assolo, l'età dell'ego. - -In "Time Wars"[1], Mark Fisher spiega che il post-fordismo ci ha condotti verso una catatonica incapacità di innovare. La nostra quasi ossessiva compulsione per il lavoro consuma non solo il nostro tempo, nella sua forma letterale di ore di lavoro, ma anche le nostre menti, distraendoci da qualsiasi altra cosa che potremmo fare altrimenti. Queste distrazioni includono la nostra incessante connettività ai media ubiqui (come per esempio il continuo controllo di nuove e-mail o l'accesso ai social media sui dispositivi mobili) così come una crescente preoccupazione per la stabilità finanziaria ed il sostentamento, una preoccupazione che cresce mentre il welfare viene inevitabilmente tagliato sia dai governi che dal settore privato. - -È importante notare che le nostre preoccupazioni capitaliste sono più profondamente radicate in noi di quanto potrebbe apparire a prima vista, anche in persone molto differenti tra loro da un punto di vista politico. Sostenere se stessi non è facile, non è qualcosa che si ottiene in modo gratuito. Farsi un'educazione, trovare un lavoro, essere costantemente aggiornati... indipendentemente da quelle che sono le vostre aspirazioni, qualsiasi cosa vi sentiati obbligati a fare è probabilmente già molto. [And it likely involves a prevalence of "minding your own business"] - -La condizione di incertezza e paura che accompagna i nostri pensieri e ragionamenti affligge la solidarietà intellettuale in modi ancora più gravi di quanto non faccia la creazione individuale. In altre parole, se è già abbastanza difficile per una persona distogliersi da queste distrazioni per trovare un'ispirazione produttiva, [let alone for a group to join in a true collective mind]. Questi lacci che legano tra loro [collective-minded parties] richiedono attenzione per essere costruiti, e le nostre egoistiche preoccupazioni non aiutano da questo punto di vista (vedi la nota "A"). L'impegno non può essere richiesto solamente per portare a termine l'attuale lavoro, ma esso deve essere profuso anche per identificare i valori condivisi ed i fini che permettano una vera connettività umana. - -Prestare attenzione a questo non riguarda tanto la _collaborazione/cooperazione_ quanto piuttosto la collettività. La collaborazione/cooperazione tipicamente rompe il processo creativo. - - -## 4. Conclusioni - -La vita moderna cospira contro il collettivo. Siamo tormentati da un incessante flusso di informazioni così come dalle preoccupazioni giornaliere di un vita eternamente insicura e non garantita. -In più temiamo il pensiero di essere simili, di condividere visioni ed opinioni. Di conseguenza, stiamo progressivamente diventando progressivamente più selettivi nella scelta delle persone con cui dovremmo condividere qualcosa, basandoci sul "loro non capiscono". -Nell'hacking (da rivedere), questo ha implicazioni sul tema delicato della fiducia, che richiede impegno di per se, considerando l'innegabile importanza che il tema ha assunto negli anni. - -Se si dovessero riassumere i nostri pensieri sul tema della creazione di gruppi hacker, questi sarebbero essattamente così: Nessun altro si sente come noi. Di loro non ci si deve fidare e non abbiamo tempo da dedicargli. Il solo atteggiamento affine alla nostra ricerca di un vita comoda e sicura e il nostro confinarci nelle nostre stesse limitazioni, ignorando la vita intelligente al di fuori, e arrendendoci alla mediocrazia a cui la società ha condannato il nostro tempo libero. - -## 5. Shouts -Il mio unico riconoscimento va a chiunque legga questi pensieri e vi contribuisca. Attendo impazientemente i vostri commenti - -## 6. Bibliografia - * [Time Wars](http://www.gonzocircus.com/xtrpgs/incubate-special-exclusive-essay-time-wars-by-mark-fisher), Mark Fisher - * [Collective Consciousness](http://en.wikipedia.org/wiki/Collective_consciousness), Wikipedia - * Excerpt of [Emile Durkheim: An Introduction to Four Major Works"](http://durkheim.uchicago.edu/Summaries/dl.html), Robert Alun Jones - - -## 7. Note - * A proposito di social network, mentre si presentano come un affidabile meccanismo per costruire comunità in natura, l'egoismo prevale nel comune utilizzo, per mezzo del piacere accondiscendente che alimenta il "connessionismo" cronico, a volte scrutatori, a volte esibizionisti ed in cerca di considerazione. - * E' presumibilmente vero, d'altra parte, che l'aspetto globalizzante di Internet ha portato uno sconvolgente senso di comunanza persino a persone dei posti più remoti del mondo. - -